Curiosità e simboli della Chiesa di San Genesio
La Chiesa “santuario” di San Genesio, come la definiva il Teologo Mascherpa (ultimo prevosto 1932-1965) , è conosciuta essenzialmente per il campanile, alto 22 metri, e le restanti absidi di una chiesa romanica dell’XI secolo. Si tratta sicuramente di una pregevole costruzione che ricorda – e li supera – secondo E. Olivero, i campanili romanico-piemontesi dell’abbazia di S. Benigno, di S. Stefano di Ivrea, della Consolata a Torino.
Una visita limitata al campanile, farebbe però un torto alla chiesa fatta restaurare nel 1900 dall’ing. Arturo Ceriana.
Al di là di ogni considerazione sulla validità del restauro – in realtà si è trattato di un abbattimento e di una nuova costruzione – resta il fatto che questa chiesa presenta curiosi aspetti architettonici, forme ornamentali di piante, fiori, animali, diavoli, che richiamano simboli del bene e del male, nonché dipinti murali e altre pregevoli opere interne, degne di una visita approfondita e interessante. Tra queste i dipinti di Stratta, Pollonera e Cavalla, i bassorilievi di Calderini, le sculture di Biscarra e Valente, le ceramiche di Cantagalli solo per citarne qualcuna.
Nella antica abside sono custodite numerose tavolette raffiguranti gli “scampati pericoli”, gli “ex voto” alcune anche recenti dalle quali si possono ricavare interessanti legami con il mondo contadino dell’epoca, gli attrezzi, l’abbigliamento, gli animali, ecc. e che denotano la profonda devozione verso il Santo, Genesio, intercessore. La “ Sistina dei poveri” come ha definito gli “ex voto”, Federico Zeri.
La Chiesa è altresì circondata da un alone di mistero: la sua collocazione nelle vicinanze di una fonte d’acqua sulfurea ritenuta “miracolosa” che farebbe supporre la preesistenza di un sacello romanico pagano; la presenza di una cripta sotterranea collegata – secondo alcuni – alla predetta fonte; una data “MXCV” impressa su un concio dell’abside che richiama episodi di storia medioevale, ecc.
La ricerca non poteva non interessarsi del Santo omonimo. Chi era Genesio, un attore di teatro di Roma o un notaio di Arles, sulle rive del Rodano, morti decapitati entrambi il 25 agosto dell’anno 303, sotto l’impero di Diocleziano?. O erano forse la stessa persona come affermano eminenti studiosi?
Lo scopo della ricerca è quindi quello di richiamare nuovi visitatori, non addetti ai lavori, bambini, che sicuramente resteranno affascinati e sorpresi dalle “novità” contenute nella Chiesa.
Mario Capello